Caffè dell’Amicizia di Aldo Werdin
Al Caffè dell’Amicizia ci fa visita Aldo Werdin, allievo di ieri della Scuola di Stresa, socio Senior e membro del Consiglio di amministrazione di Hospes. Aldo Werdin è Amministratore Delegato dell’Excelsior Palace Hotel di, imponente struttura arroccata fra il cielo e il mare di Rapallo, in Liguria.
Qual è la Sua “giornata tipo”?
Arrivo alle 7:45 in hotel e faccio colazione; leggo il giornale locale per vedere se c’è qualche novità importante sul territorio; inserisco le cifre del giorno prima nel software per avere bene l’idea di com’è andata la giornata prima e alle 9 inizio le riunioni con i capi servizio.
Comincio dall’amministrazione perché ho da firmare le richieste del personale extra, perché ci sono da vedere i flussi di cassa e altri aspetti amministrativi che mi portano via circa un’oretta.
Dopo faccio un giro della proprietà; d’estate vado anche a Santa Margherita, nell’altra struttura che dirigo, e verifico se tutto va bene. A questo punto di solito si sono fatte le 11:30 e passo ad un controllo delle numerose e-mail che ho ricevuto; a quelle più urgenti rispondo subito mentre altre le stampo e le risponderò successivamente.
A mezzogiorno controllo gli arrivi del giorno successivo per verificare se c’è qualche ospite importante, che camera gli viene assegnata, se serve organizzare un benvenuto particolare o se può pensarci il capo servizio in turno del ricevimento.
Poi ritorno in ufficio e, visto che ho di fronte l’ufficio Marketing e l’ufficio Eventi, faccio anche un breve meeting con loro per sapere se c’è qualche richiesta, se c’è qualche intoppo, se c’è qualche iniziativa da prendere oppure se c’è un comunicato stampa da fare.
Verso le 12:30 di solito faccio un veloce pranzo e poi alle 13 sono di nuovo operativo e faccio una riunione con il ricevimento prima dell’arrivo dei nuovi clienti per vedere se anche lì c’è qualche novità.
Dalle 14 alle 15 ho un meeting con chef, maitre e barman; sono tutte riunioni estemporanee in cui si affrontano i problemi normali di una gestione.
Questa di solito è la mia programmazione teorica; poi succede sempre che un cliente vuole parlare con il direttore e quindi vai, li incontri, ci fai quattro chiacchere e quindi adatto la mia giornata anche in base a queste necessità.
Nel pomeriggio mi occupo a sbrigare le attività da general manager: risposte alle e-mail, appunti, ordini di servizio: tieni conto che non ho una segretaria!
Ormai non è più possibile avercela! Tu pensa che dal 1986 al 1988 ho diretto il “Parc Hotel Billia” di Saint-Vincent e avevo ben 7 vicedirettori e 2 segretarie.
Si occupavano di room division, f&b manager, eventi, amministrazione, responsabile tecnico, direttore artistico e il responsabile sales&marketing.
Ora devi essere multitasking e riuscire a gestire tutto da solo.
Alla sera poi ci sono le cene per le public relation: quasi tutte le sere ceni con qualcuno.
Tre consigli che darebbe ad uno/a studente/ssa che vorrebbe diventare Direttore d’albergo?
Il più possibile cercare di avere delle esperienze in più reparti. Io non ho mai avuto la possibilità di lavorare in cucina, ma ho avuto degli ottimi chef che mi hanno spiegato molto bene come gestirla, per cui anche se non ho mai messo il cappello ed il doppio petto la cucina la conosco.
Poi ho fatto di tutto: ho fatto il facchino, il ragazzo di portineria, ho lavorato al ricevimento e sono diventato primo segretario di ricevimento al “Grand Hotel Des Iles Borromées” di Stresa.
Credendo che fosse importante rimanere in CIGA Hotels ho accettato l’offerta della catena di andare a fare il cassiere del ristorante del Palace Hotel di Milano e da lì ho iniziato la gavetta in amministrazione.
Ho fatto qualche mese come cassiere, attaccavo alle 11 per il lunch, poi dopo pranzo tornavo a casa e ritornavo alla sera per il dinner, un giorno il capo amministrativo mi ha chiamato e mi ha detto che se volevo fare carriera avrei potuto iniziare a lavorare dalle 8 alle 11 a fare l’assistente in economato e nella pausa tra il lunch ed il dinner vai in amministrazione per vedere come si fanno le buste paga. Ho fatto così per 6 mesi, poi non ho più lavorato come cassiere di ristorante e sono passato prima all’economato e poi all’amministrazione in ufficio controllo e poi in paghe e contributi.
Nel 1972, in 6 anni sono diventato capo servizio amministrativo del Palace di Milano, nel 1978 sono diventato capo servizio amministrativo del Hotel Principe di Savoia, e nel 1982 sono diventato responsabile amministrativo e ho lavorato al fianco del direttore generale del Principe di Savoia.
A fine del 1985 sono andato al Billa di Saint Vincent come vicedirettore.
Altre due qualità che non possono mancare ad un direttore sono: la diplomazia e lavorare molto con il sorriso sulle labbra; mai scaricare addosso le proprie problematiche sui clienti o, specialmente, sui propri collaboratori.
Se un direttore ha dei problemi è inutile scaricarli sui capi servizio perché anche loro avranno i loro problemi.
Se potesse tornare indietro e modificare qualcosa della Sua vita cosa cambierebbe?
Devo dire che non mi pento di nessuna scelta che ho fatto nella mia vita, forse cercherei di anticipare la carriera.
Ha un sogno che la guida?
Ho sempre avuto dei sogni e ho sempre fatto in modo che si avverassero.
Però sono più dei sogni che degli obiettivi: bisogna sempre averli perché se no ci si siede e non si va più avanti.
Lavorando in albergo sappiamo che può succedere veramente di tutto, le farebbe piacere condividere con noi un aneddoto “troppo incredibile per essere vero” della Sua carriera?
Beh ne ho avuti tanti! Uno molto bello è stato quando ero direttore generale della “Bagaglino Hotels”, la cui filosofia era che il cliente dovesse divertirsi e sentirsi in vacanza 24 ore su 24.
Non era un villaggio vacanze; sono entrato come direttore ed era un gruppo di 4 alberghi a Madonna di Campiglio e dopo tre anni, l’ho lasciato con 11 alberghi in giro per l’Italia.
In Bagaglino Hotels si facevano molti spettacoli; io avevo continuamente contatti con case discografiche per riuscire ad avere in Hotel artisti di alto rango.
Pensa te, che Biagio Antonacci mi chiama “Zio” perché è salito sul palco scenico per la prima volta ad un evento organizzato da me! L’aneddoto che tutt’ora mi fa sorridere a pensarci, è che a Capodanno 1990 abbiamo organizzato al teatro “Salone Hofer” il veglione con Fiorella Mannoia; al pianobar avevamo Umberto Smaila e alcuni suoi amici che suonavano; infine nel ristorante dell’hotel, dove c’era la clientela che non pagava il veglione, avevamo un complesso - “Adelmo e i suoi Sorapis”; al tempo però nessuno sapeva che Adelmo era Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero! Poi c’era Dodi Battaglia dei Pooh, Biagio Antonacci e altri che hanno suonato tutti assieme!
Avevamo tappezzato tutta Madonna di Campiglio con dei poster “A Capodanno suoneranno Adelmo e i suoi Sorapis”, ma appunto nessuno sapeva chi fossero! A mezzanotte si sono trovati sul palco tutti questi fenomeni, tutti a gratis, perché volevano divertirsi!
