Caffè dell’Amicizia di Giorgia Ferrara
Giorgia Ferrara, allieva di ieri diplomata come “Tecnico dei Servizi della Ristorazione” nel 2014, è originaria della Brianza e per frequentare “La Nostra Scuola” si è trasferita prima ad Arona e poi nella nostra Stresa.
Pratica lo Yoga, che consiglia a tutti i lavoratori del settore alberghiero perché aiuta molto a rilassare il corpo e la mente, ed è appassionata di cucina.
Qual è la tua attuale occupazione?
Attualmente sono una studentessa, frequento l’Oxford Brookes University.
Sto studiando International Hospitality Management e mi laureerò a Maggio o al più tardi Giugno.
Cos’hai fatto una volta finita la scuola?
Qualche mese dopo essermi diplomata, grazie a una borsa di studio offerta dalla scuola, mi sono trasferita a Londra, dove ho studiato inglese per circa un mese.
Successivamente ho iniziato uno stage nel ristorante tre stelle Michelin ‘The Waterside Inn’, al termine del quale sono stata assunta!
Ho lavorato lì per tre anni, facendo carriera, da commis di sala fino alla posizione di chef de rang e poi di hostess.
Cosa ti ha spinto ad iscriverti alla nostra “Scuola di Stresa”?
Da piccola il mio sogno era quello di diventare una chef e la fama della Scuola di Stresa è praticamente leggendaria, quindi sono andata per un open day.
Ricordo quel giorno come fosse ieri, nonostante siano passati oltre dieci anni: lo stupore e l’emozione nel girare la sede centrale, vedere la cucina e la sala...il lago a pochi passi di distanza e la pittoresca città di Stresa.
Alla fine di quella giornata, come si direbbe in inglese era un ‘done deal’, non sono più andata a nessun altro open day.
Cosa vorresti fare “da grande”?
Questa è una domanda molto complicata per me, credo che nella vita vadano afferrate le opportunità e sfruttate al massimo quindi i miei obiettivi a lungo termine non sono ben definiti. Dopo la laurea vorrei iniziare un percorso di lavoro nelle risorse umane, per provare a raggiungere il mio sogno.
Hai un sogno? Se sì quale?
Il mio sogno è migliorare la qualità della vita degli impiegati nel settore turistico-alberghiero, promuovendo l’equilibrio tra lavoro e vita privata e la consapevolezza del benessere psicofisico dei lavoratori.
Temi nei quali purtroppo la nostra industria è molto arretrata rispetto al resto dei settori.
Quali saranno secondo te le “nuove frontiere dell’ospitalità?
Il periodo storico e la situazione attuale hanno senza dubbio avuto un impatto decisivo sull’industria e probabilmente ciò ha portato a nuove iniziative e opportunità, come degustazioni virtuali di vini e spiriti, e i corsi di formazione professionale tramite zoom.
Ciò ha ripercussioni positive sul personale, ad esempio la possibilità di comunicare a livello globale, scambi culturali e la maggiore accessibilità a iniziative per cui prima il tempo e luogo erano ostacoli che non rendevano possibile la partecipazione.
La ristorazione da asporto ha aperto le porte a alternative più ricercate; qui a Londra numerosi chef stellati sono stati accolti nelle case, proponendo portate che il cliente finisce di cucinare da sé, spesso aiutato da video sui social network.
Personalmente credo che questo periodo abbia determinato la necessità di sviluppare maggiore creatività e innovazione, che mancava nell’industria ristorativa, e chi è riuscito a sopravvivere ne uscirà più forte di prima.
D’altro canto penso che il la ristorazione ed il turismo tradizionali siano destinati a ripartire appena le condizioni miglioreranno e ci sarà permesso di tornare a goderci le vacanze, gli hotel e le cene nei ristoranti in tranquillità.
Tu come turista cosa ricercherai nelle strutture ricettive dalla prossima estate in avanti?
Io personalmente cerco sorrisi, calore ed un’esperienza fantastica che mi faccia recuperare tutto quello che mi sono “persa” nell’ultimo anno. Ma immagino che molti clienti necessiteranno un maggiore senso di sicurezza legato all’igiene e la pulizia.
Qual è la tua idea riguardo alla digitalizzazione in albergo?
Penso che questo sia un argomento molto controverso.
Da un lato la digitalizzazione permette di raccogliere un maggiore numero di informazioni, preferenze e dettagli dei clienti e quindi rendere il servizio più personalizzato.
Inoltre, permette di ridurre drasticamente l’errore umano, i tempi di attesa e possibilmente massimizzare il fatturato tagliando molti costi.
Dall’altra parte toglie quella che personalmente considero la parte più fondamentale dell’industria, che è il contatto umano e il servizio. Senza contare la riduzione delle possibilità carrieristiche e posti di lavoro. Probabilmente il livello di digitalizzazione dev’essere adattato al tipo di hotel e il target di clientela, trovo molto difficile generalizzare.
Quando sei in vacanza per te è importante che ci siano delle interazioni con il personale dell’albergo o preferisci organizzarti tutto da sola ed essere lasciata tranquilla?
Senza dubbio l’interazione con il personale dell’albergo è molto importante per me, alla fine fa parte del prezzo che pago e dell’esperienza che vivo. Un personale competente sa quando lasciare il cliente tranquillo nella sua indipendenza e quando interagire.
Hai un aneddoto simpatico che vorresti condividere con noi? Qualcosa che ti è successo in servizio “troppo incredibile per essere vero” e che invece è proprio vero?
Ne sono successi molti in realtà, senza dubbio uno dei motivi per cui amo l’industria alberghiera è l’imprevedibilità della giornata lavorativa.
Un aneddoto che mi è rimasto in mente riguarda un servizio quando lavoravo ad “Helene Darroze at the Connaught” come sommelier. Il servizio era molto dinamico ed il ristorante era al completo, sono arrivate quattro persone e io ed altri colleghi ci siamo recati intorno al tavolo per allontanare le sedie e aiutare i clienti a sedersi (prassi molto normale in un ristorante stellato).
Sovrappensiero ho aiutato il cliente a prendere posto e quando si è girato a ringraziarmi ho notato che il signore in questione fosse Jude Law, uno dei miei attori preferiti da sempre (i più giovani probabilmente non sapranno chi è, ma le ragazze e signore ‘più adulte’ mi capiranno perfettamente). Ho sempre lavorato in ristoranti di lusso e sono abituata a vedere celebrità, ma in quel momento proprio non me lo aspettavo (la prenotazione non era a nome suo). Sono rimasta totalmente pietrificata, con la bocca mezza aperta e senza riuscire a dire assolutamente nulla per almeno mezzo minuto, poi ho ripreso coscienza e ho chiesto se desiderassero dell’acqua e un aperitivo. Lui immagino sia abbastanza abituato a reazioni simili perché ha semplicemente sorriso divertito, ma i miei colleghi mi hanno presa in giro per giorni.
