Caffè dell’Amicizia di Matteo Bottini

Nome e Cognome:  Matteo Bottini 

Anno di diploma: 2022

Corso di studi del diploma: sala e vendita 

Sei Socio Senior o Gruppo H: Gruppo H

Vuoi dirci di dove sei originario? Verbania 

 

  • Di che cosa ti occupi attualmente?/ stai frequentando l’università, a quale facoltà sei iscritto?

Attualmente ho appena terminato il percorso di studi presso l’accademia di alta formazione “Intrecci”. Tra poche settimane dovrò iniziare il primo periodo di stage, della durata di tre mesi, presso il ristorante dell’hotel La Bollina, una struttura collocata sulle colline del comune di Serravalle Scrivia, e verrò seguito da Ivan Famanni, professionista della sala e hotellerie dal quale spero di  apprendere molto. Per la seconda parte dello stage, ad oggi non so ancora nulla, dovrò aspettare di terminare questa prima esperienza per poter scoprire la nuova destinazione, “sono già ansioso di saperla!”

 

  • Una volta finita la scuola, che esperienze hai fatto? Dove hai fatto l’alternanza scuola-lavoro, ti ha aiutato nella professione?

 Una volta diplomato ho avuto una breve esperienza in un ristorante della mia zona, “ristorante Milano” a Pallanza, dove ho potuto mettere in pratica ciò che effettivamente avevo imparato in 5 anni di studi, come anticipato si è trattata di una breve esperienza, circa due mesi, proprio perché poi sarebbe iniziato subito il corso “intrecci”.  Tuttavia durante la frequentazione dell’istituto ho svolto il mio primo, ed unico, stage presso il ristorante “lanterna verde * ” in provincia di Sondrio. Nonostante sia stato l’unico  stage scolastico che ho potuto fare, dovuto dall’arrivo della pandemia, ho potuto immergermi sin da subito nell’ambiente lavorativo.  Operando nella sala di un ristorante stellato, ho imparato ad affinare ed a rendere elegante ogni singolo gesto, riuscendo a mettere in pratica ciò che la scuola mi ha insegnato. 

 

  • Cosa ti ha spinto ad iscriverti alla nostra “Scuola di Stresa”?

Ad essere onesto in prima superiore non avevo ben chiaro cosa aspettarmi da questo percorso. Quando si è piccoli non si sa quello che si vuole fare, tanto meno quello che si vorrà fare per tutta la vita.  L’unica cosa di cui ero a conoscenza prima di frequentare la scuola di Stresa era la celeberrima frase: “facendo questo lavoro non hai sabati e domeniche e neanche feste”, ma di questo non mi preoccupavo molto. Tuttavia però, con il passare del tempo all’interno della scuola, dei laboratori e durante i progetti che facevamo capivo che la mia scelta, forse fatta anche a caso, mi piaceva e stimolava ad imparare sempre di più. Certamente questo è un lavoro molto faticoso, come ricorda quella frase sopra citata:“non si hanno festività”, ma finché c’è passione in quel che si fa e si è all’interno di una brigata unita, il Natale come altre ricorrenze è anche bello trascorrerlo con i colleghi  e con gli ospiti facendoli sentire a casa. 

Dunque la mia scelta, ovvero quella di iscrivermi all’alberghiero di Stresa, nonostante sia stata presa in maniera superficiale, devo dire che ad oggi sia stata una delle mie scelte più corrette, proprio perché quel che sono oggi è grazie anche a tutti ì compagni e professori che ho conosciuto in questi fantastici 5 anni molto importanti per il mio percorso didattico e professionale.

  • Hai un sogno, una ambizione particolare?

Di sogni ne ho tanti, di irrealizzabili troppi e di realizzabili troppo pochi. Rimanendo sempre legati all’ambito gastronomico ricettivo, un sogno che mi piacerebbe tanto veder realizzato è un contratto di lavoro che sia etico in tutti i suoi aspetti. Ad oggi si parla molto di “emergenza sala”, ovvero mancano camerieri, questo è il punto del discorso, il problema vero è un altro, perché mancano camerieri ? La risposta può risultare semplice, e lo è. Il lavoro del cameriere, pur essendo molto bello, è molto faticoso, dunque si pensi che l’orario lavorativo sia in linea con le 40 ore del CCNL, che la busta paga sia giusta con il lavoro svolto, che gli straordinari vengano tutti retribuiti, che i pasti del personale siano mangiabili e soprattutto che i superiori trattino correttamente i propri collaboratori. Ciò non è sempre così! Questi sono alcuni aspetti che inficiano sulla mancanza di personale in questo settore. Fino a questo momento nessuno si è mai attivato per tentar di cambiare le cose, anche se si sta cercando di apportare qualche “miglioria”, cambiamento, ma finché questo non accadrà non ci saranno più camerieri. 

 

  • Come ti vedresti tra qualche anno professionalmente?Cosa vorresti fare “da grande”?

Sinceramente non lo so, e penso che sia un bene, così in caso di fallimento non avendo avuto aspettative non potrò rimanerci male. Rispondendo seriamente a me piacerebbe ottenere un incarico manageriale all’interno di qualche struttura gastronomica, per poter gestire sia l’aspetto legato al personale, alle materie e soprattutto mantenere il contatto con il cliente. Questo mio desiderio è spinto dalla voglia di conoscere e di imparare,  dalla volontà di poter gestire un settore in linea anche con la mia filosofia. 

 

  • Hai un aneddoto simpatico che vorresti condividere con noi? Qualcosa che ti è successo in servizio “troppo incredibile per essere vero” e che invece è proprio vero?

Come detto prima non possiedo anni e anni di lavoro, tuttavia le vicende simpatiche e non che accadono in una sala di un ristorante sono molteplici, troppe da ricordare. Ad essere onesto non saprei qual è la più divertente, anche perché molto spesso non fanno neanche ridere, ma è proprio la situazione, il contesto e soprattutto la compagnia a scaturire l’ilarità. Fatta dunque la premessa a mo’ di scusa,  mi piacerebbe raccontare un avvenimento altamente sciocco che in quella situazione mi ha fatto scoppiare dal ridere come uno stupido. Durante un servizio in accademia, a mio avviso uno dei più importanti, vista la presenza di uno dei maggiori professionisti di rilievo nazionale, io ed un mio amico stavamo analizzando attentamente il tavolo di servizio dove era disposto il necessario per l’evento. Era giunto il momento del servizio del pane, dunque il mio amico si era mosso di conseguenza, perciò alza il tovagliolo che copriva le clips, fa  per impugnarle e ci accorgiamo che chi le aveva preparate, aveva preso cucchiaio e coltello.  Noi due scoppiamo a ridere in mezzo alla sala, ovviamente con molta maestria non ci siamo fatti notare, nascondendoci dietro la colonna della sala. Mentre ci stavamo rispedendo da questo accaduto assai serio ci accorgiamo che il responsabile dell’errore stava “correndo” con le clips, questa volta giuste. 

Questa vicenda che forse non fa ridere se raccontata così è però la dimostrazione che questo è un lavoro che oltre a regalare gioie e gratitudine, dona anche  momenti di divertimento, dovuti in particolare al legame che si crea con i  colleghi, alcune volte anche amici. 

 

matteo.bottini

Lascia un commento