Essere HOSPES: “Lezioni d’Ospitalità” con lo Chef pluripremiato Alfonso Iaccarino all’Hotel Regina Palace
Il grande evento della “Due Giorni HOSPES” si è aperto alle ore 15.00 con una conferenza ed intervista allo Chef pluripremiato Alfonso Iaccarino presso l’Hotel Regina Palace della Famiglia Padulazzi. Un importante momento di confronto che si inserisce nel Progetto “Lezioni d’Ospitalità”, il cui primo protagonista è stato a febbraio, un altro Socio Senior il Cavalier Diego Masciaga, professionista in particolare del settore “Accoglienza” attualmente proprietario della Diego Masciaga Limited. Lo Chef Iaccarino è tra le figure più iconiche della Cucina Italiana e del Made in Italy nel mondo. Patron di “Don Alfonso 1890” hotel e ristorante due stelle Michelin, realtà nella quale l’intera Famiglia rappresenta un modello vincente di business che basa la propria filosofia ed i propri valori sulla sostenibilità e sul rispetto dell’antica cultura alimentare del proprio territorio: Sant’Agata Sui Due Golfi, Napoli. Alfonso è anche Socio HOSPES ed Allievo di Ieri della “Scuola di Stresa,” percorso formativo, professionale e anche di vita che ricorda ancora oggi con molto orgoglio ed emozione, in particolare il suo rapporto con il Professor Albano Mainardi.
L’incontro è stato infatti, impostato come un’intervista chiacchierata “al caminetto”, sul palco era presente anche Antonino Esposito, esperto di sostenibilità e di green in azienda, direttore dell’azienda “Hotel rifiuti zero” e collaboratore di Alfonso Iaccarino nella riqualificazione a 100% sostenibile della struttura di Don Alfonso 1890 a Sant’Agata.
L’intervista integrale si potrà vedere in versione videoregistrata prossimamente sui canali ufficiali di HOSPES, di seguito alcuni momenti di “Botta e Risposta” con lo Chef Iaccarino.
Come era Don Alfonso 1890 quando è iniziata l’avventura? In quale contesto lavorativo, commerciale si è inserito? Avrebbe mai immaginato di evolvere in ciò che è oggi?
Questo percorso nasce così, non avevo quasi una lira, ma non mancava il necessario. Avevo fin da piccolo una grande passione per questo lavoro. Desideravo aprire un ristorante nella proprietà di famiglia. Capii che per farlo dovevo prendere delle responsabilità. Con il grande aiuto di mia moglie iniziai questa avventura, lei è sempre stata la mia compagna ideale e questo ottobre abbiamo festeggiato 54 anni di matrimonio.
Stimavo e volevo molto bene al mio professore di disegno delle medie, Giuseppe Garzullo, un giorno decisi di parlargli e di raccontargli i miei progetti. Non avevo soldi per poter pagare in anticipo i lavori, ma lui mi rassicurò e mi disse: “Non preoccuparti Alfonso, quando inizierai a fare i primi soldi mi pagherai”.
A proposito di cucina del passato, cos'è per lei la cucina italiana, esiste ancora e cosa la caratterizza?
Grazie a questi 50/60 anni di esperienza lavorativa ho vissuto tutte le innovazioni, sia positive che negative, e ritengo che senza un grande passato non si possa avere un grande futuro. Vedo infatti, nel futuro un ritorno a certe nostre abitudini alimentari ed alla qualità artigianale delle alimentazioni che andranno sicuramente ricordate.
L’innovazione serve a migliorarsi, ma per essere un grande chef, bisogna conoscere la tecnica e la materia prima, altrimenti non si riesce a differenziarsi rispetto agli altri.
La necessità economica l’ha portata all’estero, ma poi è tornato. Sappiamo che diverse persone l'hanno contattata da diverse località internazionali per portare il suo stile all’estero, cosa ci racconta a riguardo?
All’estero chiedono di portare la cultura del cibo italiano, "l'Italianità". Vogliono trovare il prodotto italiano d’eccellenza certificato Made in Italy. Una delle mie prime avventure all’estero fu a Macao, 30 anni fa, all’epoca non c'era nulla, abbiamo dovuto costruire anche dei ponti in modo tale da poter portare i nostri prodotti nella struttura. Noi oltre, a portare benessere, siamo dei cittadini da lodare perché, quando andiamo all’estero portiamo una buona immagine del lavoro, della creatività e dei prodotti.
Parlando di seguire il cuore e di passione, com’è nata per lei la passione verso la cucina?
La passione dipende da tante cose, si deve avere sempre la famiglia secondo la mia opinione. Mio nonno Alfonso era un grande imprenditore, aveva costruito tante cose, aveva i giardini di pesche, uva, aveva maiali e galline, qualche volta mi portava per mano e insieme gustavamo le ciliegie, mi spiegava i diversi prodotti, sicuramente, queste piccole avventure hanno suscitato in me la curiosità nel cibo.
Successivamente, la parola è passata ad Antonino Esposito per poter illustrare il progetto in chiave sostenibile che si sta realizzando da Don Alfonso 1890.
“Tutto è nato intorno al 2018 quando io ed Alfonso ci siamo incontrati, dopo diversi anni, ci siamo confrontati, finché dopo qualche giorno abbiamo inviato una lettera all’Associazione Michelin, facendo presente che non è corretto avere delle stelle Michelin, senza pensare alla sostenibilità. Così nel 2020, Michelin lancia la stella verde, e uno dei primi a vincerla insieme ad altri 11 è stato proprio Don Alfonso 1890, in questo senso, ci piace pensare di essere stati i promotori. Alfonso e Livia, a loro modo, sono stati lungimiranti, in quanto già più di 30 anni fa discutevano e iniziavano a fare delle iniziative a rispetto dell’ambiente.
Alcune iniziative sempre in corso a Don Alfonso 1890 nella sua corsa alla Sostenibilità sono: il risparmio idrico, quando si apre il rubinetto del lavandino non si dovrebbero superare i 6 litri, le docce non devono superare i nove litri al minuto e questa struttura avrà questa funzionalità, poi naturalmente, anche la produzione di materie biologiche a km 0, da servire agli ospiti, la famiglia Iaccarino è molto avanti in questo senso, in quanto da diverso tempo possiede un’azienda agricola biologica per l’appunto, “Le Peracciole” a Punta Campanella.”
Dopo l'intervista, Renato Andreoletti, Amico, Socio Onorario, attualmente coordinatore della Redazione HOSPES, è un giornalista affermato, ha diretto per 30 anni la rivista “Hotel Domani”, ha preso la parola per condividere con il pubblico un interessante intervento.
“Abbiamo al momento la responsabilità di 8 miliardi di persone, mentre un tempo c’erano solo due 2 miliardi di persone, al tempo di Napoleone Bonaparte erano 1 miliardo. L’impatto antropico rischia di diventare essenziale, questo pianeta ha subito dei traumi spaventosi, legati agli eventi naturali, 5 estinzioni. Il nostro è un Paese incredibile, io ho avuto la fortuna per 40 anni di poterlo visitare in lungo ed in largo, quello che ho scoperto è che abbiamo la fortuna di vivere in una Nazione che non esiste, perché ogni italiano è un Paese a sé stante, ogni italiano ha un’anima legata al territorio che nasce dalla storia, siamo una continua trasformazione. La generazione di Iaccarino e quella successiva hanno un grosso debito che in Italia non è stato riconosciuto, ovvero aver ribaltato l’egemonia francese che durava da 250 anni, che ancora quando eravamo giovani noi negli ‘80, il menù era scritto in francese. Ora nei grandi ristoranti è scritto in italiano e vengono specificate le materie prime.”
