Instagram in hotel: da biglietto da visita a strumento di sales&marketing

Instagram si trasforma da mero “biglietto da visita per immagini” a concreto strumento di marketing, comunicazione e, soprattutto, redditività.   Ancora oggi Instagram viene considerato da gran parte degli albergatori come un biglietto da visita, un “Twitter delle immagini”, come lo si definiva già anni fa. In realtà, specialmente per i piccoli operatori, Instagram deve costituire a tutti gli effetti uno strumento commerciale. Con tutto ciò che ne consegue. Bisogna investire sullo strumento, in tutti i sensi. A partire dalle persone: bisogna prevedere una persona che se ne occupi quotidianamente, magari non in via esclusiva, e un budget sull’advertising, per analizzare il portato dei propri post e delle proprie stories. Troppo spesso la comunicazione digitale viene vista come un non-lavoro, mentre realizzare un piano editoriale o il semplice rispondere ai commenti, selezionandoli, non significa perdere tempo: sono attività che rientrano a pieno titolo nella logica commerciale. A mancare, spesso, è il motivo per il quale un utente dovrebbe seguire l’account. Anziché postare una foto della propria miglior camera vuota, per aggiungere un elemento local basta aggiungere sul letto o in un angolo alcune shopping bag con i prodotti dell’artigianato di zona, le specialità, le tipicità che rendono riconoscibile un territorio. Realtà che vanno messe insieme per fare sistema.

I sette pilastri

  • Instagram: da biglietto da visita a generatore di ricavi
  • Tra il non investire e l’investire migliaia di euro, c’è un mondo: bisogna esserne consapevoli
  • Il proprio account Instagram non è un’isola: deve essere collegato attraverso ponti al territorio e ai clienti
  • Differenziate l’offerta e usate Instagram come canale di vendita con offerte a tempo
  • Leggete i direct, per carità
  • Le storie non sono dei post che non ce l’hanno fatta
  • I content creator non sono tutti uguali. Possono essere funzionali al business ma bisogna capire chi può davvero aiutarci

Sugli influencer c’è un bivio. La prima strada è quella di concedere – in cambio di post e stories – il proverbiale weekend gratis, che spesso viene richiesto nei periodi di alta stagione e quindi costituisce un guadagno mancato. Ma la resa non è garantita, perché se non paghi il content creator, ma fai uno scambio merci, non hai un controllo al 100% sui contenuti. Se l’influencer soggiorna da te e comunica ai suoi followers “bello, l’hotel!”, che valore aggiunto sta dando? Cosa racconta rispetto a un concorrente? Lo stesso vale per il target: se un albergo per famiglie si rivolge a una influencer che ha come pubblico le quindicenni, si è fuori target.  A domanda secca, risposta secca: certo che si deve fare attività di content creation, ma con determinati criteri. Se si sceglie la persona giusta, brava a sviluppare contenuti anche come videomaker e fotografo, la si può coinvolgere per tutti i propri canali. Questo genere di figure ha un significato, a patto che il pubblico sia in linea. Oggi gli hotel che possono permetterselo puntano molto sulla creazione di angoli instagrammabili. Cioè identificano aree della struttura da “effetto wow”, come una stanza con una vista particolarmente bella, una piscina a sfioro sul tetto, un corner nella lounge: luoghi che si prestano agli scatti e sui quali insistere per essere condivisi su Instagram.

“La call to action non significa invitare a far qualcosa, ma a fare qualcosa in modo mirato, aggiungendo elementi come la temporalità: se si fa qualcosa entro oggi, entro due ore, adesso, si avrà un vantaggio. Altrimenti non serve a nulla.” E HOSPES non può che essere d’accordo con questa affermazione.

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